Ha magistralmente presentato la dottoressa Rita Mascialino la Personale di Fotografia d’Arte di Gianni Strizzolo Pietra fiorita. La Mostra consta di otto fotografie 40×60 stampate su tela ed esposte nella Galleria PhotoLifeART, di Udine.
La tecnica fotografica impiegata è quella della ripresa classica che l’Artista ha elaborato con un competente utilizzo di luci ed ombre, contrasti, sfumature cromatiche, senza intervento di Photoshop. Le immagini offrono massima chiarezza ed essenzialità, purezza di forma: le foglie si stagliano nette in una cromatura fatta soprattutto di rossi, verdi e screziature gialle sullo sfondo maculato e punteggiato della pietra riprodotta nella gamma dei grigi, con scorci di perla chiarissima e quasi bianchi, nonché di toni scuri fino al nero, il tutto in una elegante creazione estetica che fornisce pregnanza e spicco ai soggetti scelti dall’Artista e alle simbologie ad essi intrinseche.
L’originale titolo della Mostra allude ad una pietra che fiorisce collegando nel più stretto rapporto i due poli estremi della vita presente nelle foglie e della non vita presente nella roccia. Il fatto che le foglie non sorgano dalla e sulla roccia, ma siano visibilmente appoggiate ad essa, enfatizza il duplice livello simbolico di cui vive il legame in questione, il quale fa emergere quanto giace celato nel profondo in una consapevolezza inconscia, per così dire, dell’origine e del destino della vita – quella consapevolezza che ciascun umano alberga nella propria interiorità e cerca per il possibile di rimuovere. La roccia in luogo della terra, più comune madre concreta e metaforica di una vita ricca di colori e comunque meta del più triste ritorno, offre un quadro più sobrio, ma non meno emozionante della straordinaria avventura esistenziale.
Per lo sfondo delle sue foglie Gianni Strizzolo si è avvalso della pietra piasentina tipica del Friuli. Tale roccia calcarea vecchia di centinaia di milioni di anni, che ha sepolti nei suoi sedimenti tanti fossili di arcaiche e comunque trascorse forme di vita, si adatta al meglio ad interpretare l’unione di vita e morte che connota questa Mostra di Fotografia d’Arte che in aggiunta, proprio attraverso la presenza della pietra piasentina, si collega direttamente alla patria dell’Artista, come in un sentito omaggio.
Suggestive sono le ombreggiature in Foglia del Carpino (Carpinus betulus) nell’immagine della copertina di questo minicatalogo. I marcati chiaroscuri della roccia aprono ingressi misteriosi al suo interno, nelle sue più nascoste profondità. La foglia appare trasportata dal vento e fotografata per così dire durante il suo viaggio ormai staccata dall’albero e accartocciata nell’incipiente inaridimento, deposta sulla pietra, sua origine e finale porto d’arrivo. Il colore rosso intenso dell’autunno manifesta l’ultima fase della sua fioritura, metafora dell’amore per la vita il quale si fa più appassionato man mano che questa giunge al traguardo di tutti i traguardi.
In Composizione foglie di Aucuba si adagiano ancora vitali sulla pietra sebbene già separate dall’albero, mentre la foglia del Liriodendro è già completamente disseccata. La presenza della foglia visibilmente inaridita e di quelle ancora vigorose esprime nel contesto come la roccia nella sua qualità inorganica sia simbolo di ciò da cui prende avvio la vita e che la accoglie quando cessa.La verde Foglia dell’Acero (Acer platanoides) sporge in alto dallo sfondo grigio e ambrato, non già interamente deposta sulla pietra, ma anch’essa separata dalla pianta e in aggiunta con il segno principe della fine – l’animale è verde come la foglia su cui striscia quale inconsapevole e anonimo testimone del ciclo della vita. Alle spalle dello scorcio a fuoco dell’angolo tagliente della pietra e dei contorni anch’essi acuti della foglia palmata sta uno sfocato in cromia grigia, particolarmente adatto nel contesto ad evocare l’evanescenza del passato come una remota memoria geologica che sfumi la materialità dei corpi in impalpabilità.
La Foglia dell’Aucuba (Aucuba japonica) in cespo, verde con screziatura giallo chiaro come indossante l’abito della festa, forma con la pietra in varia tonalità dei grigi un insieme simmetrico quanto mai coerente esteticamente: più foglie della medesima specie, di diversa età e configurazione, più fogge della pietra che le ospita nella primitiva casa.
A terminare la critica che introduce la presentazione delle opere esposte, la verdissima Foglia della Vite (Vitis vinifera) su pietra grigia con tenue ombreggiatura di aranciato. La screziatura rossastra sparsa qui e là come ruggine associa il vino rosso quale prodotto principe della vite, il festeggiamento della vita come filtro di gioia e nel contempo di oblio del viaggio dalla pietra alla pietra, nonché il sangue, simbolo duplice della vita e della sua interruzione.
A conclusione: nella finissima risonanza semantico-emozionale suscitata dalla polarità della Pietra fiorita si lascia percepire parallelamente, seppure in una non coincidenza della Spazialità concreta, l’arco di greca memoria – qui diversamente interpretato da quanto proposto da Eraclito –, arco simbolo della vita che nel dinamismo della tensione e del rilascio pure simboleggia l’andata e il ritorno, l’inizio e la fine della parabola esistenziale in quello che appare come un Leitmotiv obbligato dell’umano esistere, nella personalità dei viventi, nella filosofia, nell’arte.
Così in questa stupenda Mostra di Fotografia d’Arte di Gianni Strizzolo.
Rita Mascialino