La comunicazione è stata data voce a persone che avevano attraversato il tunnel della malattia ed erano guarite. Abbiamo ascoltato così testimonianze, a volte davvero commoventi, che comunica- vano la gioia di tornare a vivere. Molti confessavano, come dopo una rinascita, di aver riscoperto che la vita è un dono bello e prezioso che non va certo sprecato, bensì donato agli altri come un tesoro.
Questi racconti di “rinascita” mi hanno richiamato alla mente l’esperienza che i primi cristiani, con- vertiti al Vangelo, vivevano ricevendo il battesimo.
Gesù stesso annuncia a Nicodemo una nuova nascita: “Se uno non nasce da acqua e da Spi- rito Santo, non può entrare nel regno dei cieli” (Gv 3,5). Diventare suoi discepoli infatti non significa solo seguire delle regole nuove o una particolare filosofia di vita, ma “rinascere” ad una nuova vita.Nella Veglia pasquale, i catecumeni giovani e adulti entrano nella vasca del fonte battesimale e l’at-traversano. Il fonte battesimale rappresenta il grembo della Madre Chiesa che genera ad un’esi-stenza nuova mediante l’acqua e lo Spirito Santo.
Essi muoiono ad un modo di vivere “vecchio” che è proprio dei pagani; cioè, di quelle persone che non credono in Dio Padre provvidente. Nel loro animo ristagna l’impressione di esistere per caso ed essere destinati a finire nel nulla. Vuoti di un senso e di uno scopo, cercano di rendersi la vita più piacevole possibile con diversi tipi di soddisfazioni.
A chi, invece, incontra Gesù si aprono gli orizzonti di una vita nuova. Costui muore al modo pagano di vivere per rinascere quale uomo nuovo, con il cuore nuovo.
Ebbene, la prima grande esperienza che assapora chi ha il cuore nuovo è la scoperta di essere venutoal mondo perché l’amore lo ha voluto. Certamente siamo stati voluti dell’amore del papà e dellamamma. Ma prima che i genitori ci pensassero e ci desiderassero, c’è stato un Padre, Dio, che haconosciuto personalmente ognuno di noi col suo nome e ci ha donato la vita per la gioia di avere un figlio o una figlia irripetibili.
Ad un certo punto della nostra storia il Padre ci ha fatto incontrare Gesù, il quale ci ha rivelato ilvero senso della nostra vita che è di essere “figli nel Figlio”. Questa è la vocazione per la quale ab-biamo ricevuto l’esistenza.
Lo scopo della nostra vita era proprio incontrare Gesù e respirare del suo stesso Spirito che rigenera il nostro povero cuore rendendolo simile al suo. Siamo cioè diventati veri suoi fratelli e figli dello stesso Padre, capaci di pregare col cuore e le parole di Gesù: “Padre nostro”.
Questa è la vocazione per cui siamo a questo mondo che ha come meta l’eternità perché, comedisse Gesù a Nicodemo: “Chiunque crede in Gesù ed è nato dallo Spirito.. ha la vita eterna”.
Auguro a tutti di scoprire con gioia questa vocazione e di rispondere al grande Amore che ci ha voluti con il nostro piccolo ed umile amore. Non c’è senso e scopo più grandi nella vita.
Ogni giorno è buono per rispondere all’Amore che Gesù ci ha fatto scoprire. Sono tanti i gestid’amore con i quali possiamo consumare il tempo che abbiamo a disposizione.
Ci sono, poi, delle forme di risposta all’Amore che chiedono il dono di tutta la persona e di tutta la vita. Mi riferisco alle vocazioni al matrimonio, al sacerdozio, alla vita consacrata, contemplativa, missionaria.
La Chiesa e la società tutta hanno bisogno oggi di queste vocazioni che, purtroppo, si sono al quanto rarefatte. Chi le abbraccia vive pienamente il proprio battesimo perché fa di tutto se stesso, e per sempre, una risposta d’amore all’Amore.
Siamo nella domenica quarta di Pasqua che è anche la Giornata mondiale di preghiere per le voca- zioni. Ricordiamoci di pregare per i nostri ragazzi e giovani perché, con cuore generoso, rispondano alla vocazione che Gesù fa sentire nel segreto del loro cuore. Non si lascino prendere dalla tristezza che ristagna in chi si sente al mondo per caso e senza un senso. Credano a Gesù che dà la sua gioia piena a chi non ha paura di perdere la vita per lui. Non se ne pentiranno.
+ Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo